Mi chiamo Claudia, ho 76 anni e da circa 30 anni sono disfonica.
Al primo manifestarsi sono andata da diversi specialisti e psicologi, credo di avere bussato a diverse porte e lasciato un bel gruzzoletto per sentirmi dire che non avevo nulla. Questo nulla non mi permetteva di parlare. Più il tempo passava più mi deprimevo perché creava un vuoto incolmabile intorno a me, niente rapporti sociali, poca comprensione anche in famiglia, il suono del telefono mi terrorizzava : “ Aiuto, come faccio a rispondere?” Panico!
Un giorno sul Corriere della Salute trovo un articolo “ con una dose di veleno ritorna la parola” prendo la notizia con scetticismo, possibile che la cura faccia al caso mio?
Accompagnando mia suocera al Ospedale San Raffaele di Milano per una visita, passo davanti allo studio del Dottor Galardi: decido di entrare, faccio la prima iniezione e…. EUREKA! Parlo! Anche troppo dice mio marito.
Allo scadere del terzo mese ( periodo indispensabile tra una infiltrazione e l’altra ) ritorno per un’altra dose ma il dottore mi dice che non ne ho bisogno perché parlo benissimo. Devo gestire io il momento di infiltrarmi. Mi sono sentita abbandonata, come la mancanza della mano della mamma che ti regge la bicicletta perché non hai più bisogno, però quando te ne accorgi cadi
Ho cominciato il mio percorso interiore, mi dicevo :” Claudia forza hai un lavoro di responsabilità che ti piace, hai una bella famiglia, forza datti una scossa.” Sono del parere che dobbiamo dare una mano al medico , un atteggiamento sfiduciato non ci aiuta.
Per tanti anni ho fatto parte del direttivo di ARD, ho incontrato altre persone con il mio stesso problema; la condivisione mi è servita ad alleggerire il fardello, la consapevolezza di non essere sola e sapere che esiste la cura mi fa esclamare VIVA LA TOSSINA E L’ARD CHE CI TIENE UNITI.